De Laurentiis vuole 30 milioni, l’agente va a Milano e l’Inter può anche aspettare lo svincolo a gennaio
Mancano due settimane: e al mercato, com’è noto, possono servire anche due ore per prendere una bandiera ed ammainarla. Servirebbero, in casi del genere, una trentina di milioni di euro per piegare le apparenti resistenze del Napoli, poi un quadriennale da sei – come già promesso – per spingere uno scugnizzo a lasciarsi tutto alle spalle, i vicoli di Frattamaggiore, dove da bambino andava a giocare, la casa a Posillipo, il sogno di riuscire dove altri hanno fallito. E sarà (anche) per questo che Luciano Spalletti, sabato sera a Castel di Sangro, mentre salutava, dinnanzi ai microfoni di Sky ha pronunciato una frase che non è mai banale e che per non essere diff usa a mo’ d’allarme è stata ammantata plasticamente d’ottimismo. «Rimane difficile pensare di rinunciare a un giocatore come Insigne. Io sono fiducioso per il rinnovo. Quest’anno lo avremo sicuramente con noi, se nessuno lo viene a prendere». Ecco là il pericolo di chi conosce questo mondo e soprattutto l’Inter, per esserci stato dentro sino a due anni fa: è un sospetto che viene depositato tra le pieghe d’un discorso ampio, articolato, ma che alla fine allude e lascia trasparire un umanissimo senso di preoccupazione. «Stiamo parlando di un giocatore che un mese fa è andato a Wembley e di fronte a sessantamila persone, tutte inglesi, è andato a prendersi la coppa insieme ai suoi compagni». Insigne non si è lasciato distrarre nell’amichevole con il Pescara, non accadrà neppure con Venezia e Genoa («Uno come lui non si turba») e però in questi quattordici giorni che possono imprimere una svolta – anche emozionale – alla sua vita, oppure indirizzarla verso quei quattro mesi utili per decidere il primo gennaio del 2022 cosa fare di se stesso, c’è una “nemica” neppure tanto occulta che si muove nell’ombra.
Milano aspetta
In questa città avvolta nell’afa, viene annunciato l’arrivo di Vincenzo Pisacane, il manager di Insigne che funge da ponte tra l’Inter e il Napoli e assorbe le intenzioni dell’una e le richieste dell’altro: con la telefonia che consente da qualsiasi spiaggia di questo universo d’avere un contatto, diventa misterioso (ma sino a un certo punto) comprendere le ragioni di un viaggetto, in assenza di un’urgenza che abbia bisogno d’un appuntamento fisico. L’Inter rimane dentro il suo tridente (Zapata-Correa-Insigne) talmente tanto vario che potrebbero persino giocare assieme, ma le situazioni a volte rischiano di diventare scivolose e val la pena avere un piano-B e anche un piano-C per non ritrovarsi dal mare alla palude. Però non c’è fretta.